Nella serata di lunedì 29 marzo la Sezione AIA “Mario Gianni” di Lucca ha avuto il piacere di ospitare, nella ormai consueta modalità telematica, l’Assistente CAN Sergio Ranghetti della Sezione di Chiari.
Notevole l’attrattiva per gli associati, in particolare i più giovani, che un collega impegnato nella massima serie nazionale e internazionale rappresenta; non sempre è possibile raccoglierne le esperienze in modo diretto, ma in questa serata lo è stato grazie all’entusiasmo ed alla spontanea dialettica dimostrata dal collega.
Sergio ha impostato la serata elencando i passaggi con cui ha “scalato” le varie categorie, dalla provincia fino alle nazionali, mostrando alcuni suoi ricordi degli esordi quali la sua prima gara diretta senza fischiare mai o la seconda con problemi nel cronometraggio, difficoltà superate grazie ad una forte motivazione e al supporto e pungolo fornito dal padre, anch’egli associato con esperienza alla CAN. Nelle prime fasi della propria carriera fondamentale il ruolo della Sezione, vera e propria casa di un arbitro, che a lui è stata vicina, con la creazione di amicizie senza competizione, come in una famiglia, anche nei rimproveri ricevuti. Sergio ha tenuto a precisare come la sua gioventù non sia stata “limitata” dall’esperienza arbitrale, ed ha sottolineato come un giovane arbitro non possa permettersi di cercare scuse per non allenarsi; a livello atletico l’unico limite che si ha in giovane età è rappresentato dalla mancanza di impegno che fin da subito deve essere massimale per affrontare le successive “sfide” che via via si pongono davanti con il proseguire della propria carriera. Fondamentale anche il ruolo che ogni osservatore ha nella costruzione tecnica e caratteriale di un arbitro, specie quando comunica le cose che non vanno, che un ragazzo di solito non intende ascoltare ma che rappresentano proprio i migliori consigli per lui; è necessario non sentirsi mai invincibili e saper accettare le critiche costruttive. Ciò ancor di più in ambito nazionale dove la “competizione” dovuta a legittime ambizioni personali diventa più pressante.
Nella propria carriera la svolta è nata proprio da una delusione legata alla sua dismissione dalla CAN D come arbitro; l’iscrizione al corso di qualificazione per AA fatta dal padre a sua insaputa al quale ha partecipato senza iniziale convinzione – ma che lo ha visto alla fine promosso – ha trasformato la sua vita. Il cambio di mentalità necessario per capire il ruolo di assistente è stato drastico; se non si riesce in tempi brevi ad assimilarne le peculiarità diverse difficilmente si sosterranno i ritmi e si sapranno affrontare le difficoltà tecniche legate ad un ruolo che non ha tempi morti in gara e non ammette distrazioni. Il compito dell’Assistente Arbitrale è inoltre essenziale per il “gioco di squadra”, tipico dell’arbitraggio moderno; in ciò assume importanza fondamentale il senso di appartenenza all’Associazione, l’essere un vero e proprio “brand” che portiamo in giro per gli stadi italiani.
Dal punto di vista caratteriale di grande importanza per l’esperienza di Sergio è stato un altro, per sua stessa ammissione, grave errore avvenuto in una gara di serie A che ne ha pregiudicato la promozione per quella stagione. Analizzare e metabolizzare questo errore non è stato facile ma lo ha aiutato a pensare in modo diverso come autocritica personale. Qui Sergio ha voluto dare peso al concetto di autostima che ogni persona deve avere di sé, possedere fiducia in sé stessi aiuta a rialzarsi dopo una caduta, specie se uno riesce ad avere una sufficiente capacità autocritica che permetta di evitare di dare colpe proprie agli altri per auto assolversi. Da qui il consiglio che Sergio in conclusione ha voluto dare ai colleghi lucchesi: impostare la propria attività agendo partita dopo partita analizzandone ogni situazione con spirito critico, sapendo che sacrificio e costanza portano ad ottenere gli obietti prefissati.
Ampio spazio nel finale della serata ha assunto il dialogo diretto con i molti associati che gli hanno posto domande di vario tipo a cui Sergio non si è sottratto ma ha dato risposte esaurienti e coinvolgenti dimostrando una notevole capacità di interazione, specie con i colleghi più giovani
Al termine di una gradevolissima Riunione Tecnica, il sincero ringraziamento tributato al collega Ranghetti dagli associati lucchesi, dal Consiglio Direttivo e dal Presidente Antonio Ruffo.
Articolo di Luca Cesaretti